Le reazioni negative alle tematiche ESG sono state forti tanto quanto l'interesse che si è sviluppato negli anni precedenti, il che ha portato molti osservatori a chiedersi se l'ESG non sia già al tramonto. Noi siamo fermamente convinti di no. Per citare Mark Twain, ci sembra che "le notizie sulla morte dell'ESG siano oltremodo esagerate". Tuttavia, lo scorso anno, sono sorti nuovi interrogativi ai quali l'intero settore è chiamato a rispondere.

È utile guardare al contesto.

L'interesse per i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nell'ambito degli investimenti è salito alle stelle all'inizio della pandemia da Covid 19, circa tre anni fa.

I fattori che hanno contribuito a tale fenomeno sono molteplici, ma gli effetti più evidenti sono stati principalmente i seguenti: una forte crescita dell'interesse da parte del pubblico e degli investitori; un'accelerazione dei flussi verso le strategie ESG; l'impennata delle valutazioni in alcuni segmenti di mercato.

Alcuni di questi fattori si sono invertiti durante il 2021-2022 e ciò ha portato alla nascita di alcuni dubbi rispetto all'efficacia e alla performance degli investimenti ESG.

Il cambio delle aspettative sui tassi di interesse, la performance relativa dei titoli energetici e delle materie prime, le accuse di greenwashing – ovvero la comunicazione fuorviante delle credenziali di sostenibilità – e più recentemente il dibattito politico riguardo agli ESG che si è acceso in alcuni paesi, hanno contribuito ad acuire le critiche.

I problemi legati alle tematiche ESG

Sebbene l'attenzione per la sostenibilità sia iniziata ben prima, il termine ESG è stato introdotto nel 2004 nell'ambito del Global Compact Report dell'ONU Who Cares Wins. Lo stesso report, citando uno studio del World Economic Forum, discuteva delle barriere all'integrazione ESG fra cui:

  • Problemi relativi alla definizione delle sfide ESG
  • Problemi di individuazione e misurazione dei business case
  • Problemi di quantità e qualità delle informazioni
  • Problemi di capacità e competenze
  • Problemi relativi ai diversi orizzonti temporali

Quasi vent'anni dopo, nessuna di queste tematiche è stata risolta in maniera soddisfacente. L'impossibilità di raggiungere il consenso ha contribuito alle incomprensioni e ai dubbi sui temi ESG che sono sorti negli ultimi anni.

I "Big 3"

Le principali sfide sono tre:

1. Confusione su ciò a cui fa riferimento il concetto di ESG.

L'albero genealogico dell'ESG comprende diverse strategie, che possono includere investimenti etici, investimenti sociali e investimenti a impatto e di integrazione delle tematiche ESG.

Durante le prime fasi di interesse verso l'ESG, l'attenzione era focalizzata prevalentemente, ma non solo, sulle esclusioni, ovvero le strategie basate su ciò che non deve entrare nel portafoglio (per esempio i titoli legati al gioco d'azzardo).

Nel tempo, l'attenzione è passata alle cosiddette strategie di integrazione ESG. Questo ha spinto a considerare maggiormente i fattori ESG nell'ambito del processo di investimento con lo scopo di comprendere le qualità dei management aziendali e dei business in generale. Si può dire che queste strategie puntino per lo più, ma non esclusivamente, a minimizzare gli impatti negativi degli investimenti.

Più recentemente, infine, abbiamo assistito all'emergere di strategie mirate a massimizzare gli effetti positivi degli investimenti, ovvero l'impact investing.

Questi tre approcci sono molto diversi tra loro, ma rientrano tutti nella categoria degli investimenti ESG. Dunque, dal momento che la gamma di strategie disponibili è così ampia, è comprensibile che gli investitori siano confusi rispetto all'universo ESG e ai risultati attesi.

2. Confusione circa il ruolo dei combustibili fossili e delle materie prima in un portafoglio ESG.

Negli ultimi anni, abbiamo registrato performance molto positive da parte di titoli legati a materie prime e combustibili fossili. Molti fondi ESG (malgrado le problematiche di definizione) potrebbero avere minori o nessuna allocazione in tali settori.

Lo scorso anno, in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, abbiamo notato che questa bassa esposizione pesava sulle performance dei fondi ESG. A questo proposito, è utile sottolineare alcuni punti:

  • Le cosiddette hard commodities e i combustibili fossili possono sovra o sottoperformare per alcuni periodi di tempo. Nel breve e medio termine, la performance di questi asset è trainata da offerta e domanda. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a shock sia da parte dell'offerta che della domanda, con le conseguenti performance inferiori e poi superiori alle attese. Per questo motivo, pensare che le recenti performance dei combustibili fossili siano la prova del tramonto dell'ESG è decisamente scorretto e impreciso.
  • Alcuni fondi ESG non hanno esposizione a tali asset per via della strategia perseguita, in particolare quelli incentrati sugli investimenti in tecnologie connesse alle energie rinnovabili. Pensare, quindi, che le migliori performance dei combustibili fossili rendano meno significativi i fattori ESG è sbagliato. Al contrario, generalmente la crescita dei prezzi dei combustibili agisce da incentivo per gli investimenti nelle fonti rinnovabili e più economiche.
  • Altri fondi ESG, invece, presentano esposizione alle hard commodities, persino ai combustibili fossili. Molte hard commodities, come il rame, sono fondamentali per la transizione alle energie a basse emissioni di carbonio. Sfortunatamente, l'estrazione di tali minerali può essere inquinante, pericolosa e dannosa per le comunità e per la tutela della biodiversità. I fondi ESG dovrebbero dunque evitare tali materie prime?

In verità vi sono fondi ESG che presentano, a ragione, esposizione ai combustibili fossili, laddove sono impegnati nel supporto alla transizione delle aziende verso le energie rinnovabili. Per questo motivo, è necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti delle materie prime e dei combustibili fossili, anziché generalizzare e pensare che entrambi gli asset non possano appartenere a un portafoglio ESG. Ritenere che un fondo ESG esposto ai combustibili fossili sia incoerente significa non comprendere la portata delle strategie che si occupano dei fattori ESG.

3. Confusione in merito ai risultati attesi dei fondi.

Negli ultimi anni, il settore è stato colpito da accuse di greenwashing. Sebbene le motivazioni alla base di questo tema siano diverse, i due punti precedenti non hanno aiutato.

Dal momento che "ESG" o "sostenibile" sono etichette utilizzate spesso in senso onnicomprensivo, non è chiaro in cosa dovrebbe investire un fondo ESG, né quali dovrebbero essere i risultati attesi.

Le accuse di greenwashing derivano spesso dall'errata comprensione del significato di ESG. Questo porta spesso ad aspettative non realistiche.

L'ESG è più vivo che mai

Nonostante quanto detto finora, l'ESG non è tramontato.

Sebbene siano aumentati dubbi e analisi, non abbiamo registrato un cambio di tono presso i nostri clienti. I flussi dei fondi rimangono resilienti nonostante la volatilità dei mercati, mentre le opportunità sono semmai più chiare rispetto all'inizio del 2020 (se pensiamo, ad esempio, al rinnovato impegno contro il cambiamento climatico).

Ciò che abbiamo notato è una maggiore attenzione all'analisi dei processi e dei risultati. I portatori di interesse vogliono maggiori prove dell'efficacia delle strategie ESG, in particolare in relazione agli obiettivi dichiarati di determinati investimenti. Si pone più enfasi su trasparenza e processi di verifica, il che rappresenta uno sviluppo positivo del mercato.

Aree di miglioramento

Il nostro settore deve tuttavia impegnarsi maggiormente nell'abbattimento delle cinque barriere all'integrazione ESG individuate originariamente nel 2004. Qualora ciò non avvenga, o per lo meno non si riesca a diffondere maggiore chiarezza, sarà difficile fare progressi. Non è semplice, alcune di queste problematiche non possono o non saranno risolte in maniera soddisfacente. Il problema dei diversi orizzonti temporali, ad esempio, è ben più ampio del dibattito relativo all'ESG.

Ci sono tuttavia delle aree del settore migliorabili. In parte ciò comporta una diversa e più accurata etichettatura e nomenclatura dei fondi. C'è poi la possibilità di ottimizzare la comunicazione relativa a processi e risultati. In molti mercati, la chiarezza tassonomica deriverà dal legislatore, ma a livello globale, questo è un campo in cui il settore può fare di più.

Si tratta, infine, di utilizzare un linguaggio che riesca a veicolare più efficacemente l'idea di sostenibilità. Probabilmente le tematiche ESG non sono tramontate, ma forse la terminologia associata è ormai legata al passato e deve essere sostituita?

In un momento in cui siamo chiamati ad affrontare problematiche urgenti e globali – per minimizzare gli impatti negativi e massimizzare quelli positivi – risolvere le questioni qui discusse è fondamentale per conquistare e mantenere la fiducia dei mercati del capitale.