Molti fra coloro che investono nei titoli di Stato direbbero che il momento ideale per ottenere extra rendimenti è dopo un picco dell'inflazione – che spinge al rialzo i rendimenti obbligazionari – quando poi ricomincia a calare.

Questo principio si applica tanto ai titoli di Stato in valuta locale dei mercati emergenti (EM), quanto al debito emesso dai governi delle economie sviluppate.

La situazione attuale rispecchia senza dubbio queste condizioni. L'inflazione nei mercati emergenti ha raggiunto il picco a gennaio, dopo l'aumento dei prezzi dell'energia a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, combinato con la contrazione dell'offerta nel post-pandemia, che ha fatto salire i prezzi a livelli che non si vedevano da circa due decenni. 

Il successivo calo dell'inflazione nei mercati emergenti quest'anno è stato altrettanto drastico e molte economie emergenti possono ora aspettarsi che l'inflazione torni ai livelli target delle banche centrali entro i prossimi sei mesi (vedi Grafico 1).

Grafico 1: L'inflazione dei mercati emergenti è in calo

Fonte: Bloomberg, National Sources, abrdn, settembre 2023.

Allentamento della politica monetaria nei mercati emergenti

In molti mercati emergenti, l'innalzamento dei tassi di interesse era stato tanto significativo tra il 2021 e l'inizio di quest'anno che il successivo calo dell'inflazione ha consentito l'avvio di un ciclo di allentamento della politica monetaria. La lieve riduzione dei tassi di interesse sta determinando la discesa dei rendimenti obbligazionari e una spinta al rialzo dei prezzi delle obbligazioni.

Rispetto a un anno fa, quando il pricing di mercato faceva prevedere che le banche centrali dei mercati emergenti avrebbero continuato ad aumentare i tassi di interesse e a mantenerli ai massimi per il prossimo futuro, ora rileviamo prezzi più ragionevoli nei mercati emergenti.

Per esempio, la maggior parte dei paesi dell'Europa centrale e orientale e dell'America Latina dovrebbe tagliare i tassi di interesse nell'arco di un orizzonte temporale di uno o due anni.

Rispetto alle economie sviluppate, la differenza nella politica monetaria non riguarda più la direzione dei cambiamenti previsti nei tassi di interesse, ma la loro tempistica. 

Per quanto riguarda i mercati emergenti, la maggior parte delle variazioni dei tassi di riferimento è prevista nei prossimi 12 mesi. Nei mercati sviluppati, i listini obbligazionari stanno scontando la possibilità di una riduzione dei tassi di interesse nel corso del prossimo anno, con un calo più significativo che si verificherà solo dopo questo periodo. 

Considerato che le banche centrali dei mercati emergenti hanno anticipato di circa un anno l'aumento dei tassi di interesse rispetto alle banche centrali dei mercati sviluppati, intuitivamente questo ha senso.

Debite differenze nei mercati emergenti

In qualità di investitori nei mercati emergenti, ci piace sottolineare quanto questo universo sia tutt'altro che omogeneo. Le dinamiche d'investimento possono variare molto da un mercato all'altro.

La scomposizione e il relativo esame del mondo dei mercati emergenti aiuta a migliorare il livello delle informazioni acquisite (vedi Grafico 2). Questo grafico mostra la storia dell'inflazione dei mercati emergenti per regione, rispetto alla media dell'inflazione negli Stati Uniti e nell'Eurozona. Abbiamo escluso la Turchia e l'Argentina perché i loro problemi sul fronte dell'inflazione sono molto più interni che globali e pertanto distorcono le medie.

Grafico 2: Inflazione – regioni emergenti meno la media USA + UE

Fonte: Bloomberg, National Sources, abrdn, settembre 2023.

È facile notare che negli ultimi 18 mesi si sono sviluppate dinamiche diverse:

  • Europa, Medio Oriente e Africa. Questa regione salta subito all'occhio. L'Europa centrale ha fatto da traino all'aumento dell'inflazione, soprattutto perché l'anno scorso ha subito un enorme shock energetico dal momento che ha dovuto sostituire le forniture di gas russo, ma anche perché le economie erano cresciute rapidamente prima della pandemia, creando condizioni che hanno reso più semplice il trasferimento degli aumenti dei prezzi ai consumatori da parte delle aziende (e reso più semplice la richiesta di un aumento dei salari da parte dei lavoratori).

    Continuiamo a ritenere che i titoli di Stato di questa parte del mondo non offrano opportunità del tutto convincenti. Le obbligazioni a lunga scadenza rendono meno della liquidità e anche se l'inflazione sarà sicuramente più bassa tra un anno, il ritmo degli aumenti dei prezzi potrebbe non essere tornato ai livelli target delle banche centrali.
  • Asia. Anche questa regione attira l'attenzione perché l'inflazione è stata meno forte rispetto a quella delle economie sviluppate grazie a mercati energetici più stabili, sussidi per il carburante, minori interruzioni dal lato dell'offerta durante la pandemia e debolezza della domanda nella più grande economia della regione, la Cina.

    Le obbligazioni a lunga scadenza in Asia ora rendono più della liquidità. Un anno fa, i rendimenti piuttosto bassi offerti non erano molto allettanti. Ma con il calo dell'inflazione anche se da livelli relativamente bassi, e le prospettive di crescita regionale incerte, questa è diventata un'area interessante da prendere in considerazione.

 

  • America Latina. Questa regione è davvero interessante. Negli ultimi due anni l'inflazione è leggermente diminuita rispetto alla media statunitense ed europea, ma i rendimenti obbligazionari dell'America Latina offrono ancora un premio più alto rispetto alle controparti dei mercati sviluppati.

    I tassi di interesse hanno registrato aumenti più consistenti nel 2021 e nel 2022 in questa regione, pertanto è qui che a nostro avviso potrebbero scendere maggiormente i tassi e le obbligazioni potrebbero offrire i rendimenti migliori. La quota di titoli di Stato dei paesi dell'America Latina detenuta dagli investitori stranieri è bassa ed è una condizione che si ripete da anni. Sarebbe opportuno prendere in considerazione l'idea di aumentare queste partecipazioni.