In questa analisi:
  • Punti chiave emersi dal XX Congresso del Partito Comunista Cinese
  • Cosa accadrà all’economia?
  • Cosa accadrà all’azionario?
  • Cosa accadrà all’obbligazionario?

È stato un anno difficile per chi investe in Cina. Diversi fattori hanno pesato sul clima di fiducia, fra questi soprattutto la politica governativa zero Covid, la stretta sull’indebitamento del settore immobiliare, le tensioni con Taiwan e i persistenti timori riguardo alle pressioni normative.

Il XX Congresso del Partito Comunista Cinese, concluso il 22 ottobre, non ha fatto che aumentare le perplessità dei mercati. Il congresso è stata l’occasione per il presidente Xi di consolidare il suo potere al vertice del partito e di confermare il suo terzo mandato. Ha anche annunciato il nuovo team di leadership politica, costituito per lo più dai suoi fedelissimi. Gli investitori temono che i nuovi nominati si concentrino più sulla sicurezza e sul controllo statale che sulle politiche pro-mercato – oltre a essere rimasti delusi dall’assenza di precise indicazioni riguardo alla fine della politica zero Covid. Il giorno successivo l’MSCI China Index è crollato del 6%.

Oltre i titoli dei giornali: cosa è emerso davvero dal XX Congresso del PCC

La reazione generale del mercato è stata estremamente negativa, benché la conferma del terzo mandato per Xi Jinping fosse ampiamente attesa. Inoltre, non vi sono state novità significative sul fronte della politica monetaria. Se da un lato è cresciuta la possibilità, nel lungo termine, di un passo falso su questo fronte, dall’altro la nuova struttura di leadership offre potenzialmente più chiarezza al vertice. Il presidente Xi ha anche rilanciato la politica di prosperità comune introdotta dal governo nel 2021. L’obiettivo principale è quello di creare una società più moderna e più equa, con un tenore di vita migliore per tutti i cittadini. Nel lungo termine, questo fa ben sperare per la crescita costante dei consumi interni.

Nel frattempo, per contrastare la pressione dall’Occidente, la new economy cinese e l'attenzione all'innovazione guideranno anche gli sforzi di localizzazione della tecnologia, migliorando l'autosufficienza e la resilienza dell'economia in generale. Xi Jinping sembra fermamente intenzionato a realizzare questo obiettivo. Almeno sei nuovi membri del Politburo sono specializzati nel campo delle scienze e della tecnologia, come l’aerospaziale, la sicurezza energetica nucleare e la salute pubblica. Per quanto riguarda gli investitori, riteniamo che tali aree di attenzione possano far crescere gli investimenti in settori quali le energie rinnovabili e i semiconduttori nazionali.

Il governo resta inoltre fedele al programma di miglioramento della sua competitività. Al fine di realizzare tutti questi target – e a fronte del crescendo di tensioni con gli USA – la Cina avrà bisogno del supporto dei mercati finanziari, dei capitali esteri e di alleati oltreoceano. È quindi logico aspettarsi ulteriori politiche di sostegno dell’economia interna.

Alla luce della riconferma di questi obiettivi economici, riteniamo che le riforme normative avviate nel 2021 siano entrate in una fase più stabile. Nel suo discorso, il presidente Xi ha inoltre fatto diverse aperture nei confronti del settore privato. L’attuale equilibrio tra le imprese private e le imprese controllate dallo Stato (SOE) è pertanto destinato a continuare e in generale la leadership sembra pienamente consapevole del rischio di instabilità sociale di un eventuale mancato miglioramento delle condizioni economiche.

La politica zero Covid resta, ma viene allentata

Sebbene la politica zero Covid resti in vigore, le autorità stanno progressivamente allentando le restrizioni. Oltre che dalla questione del settore immobiliare, l’outlook 2023 della Cina dipende largamente dall’eventuale apertura dell’economia, con conseguente impulso alla spesa al consumo e alla domanda interna. Ci aspettiamo un annuncio sulla strategia in occasione dell’Assemblea Nazionale del Popolo che si riunirà a marzo 2023.

L’agenda green è sempre verde

Xi Jinping ha ribadito l’impegno del paese verso l’obiettivo dello zero netto entro il 2060. La Cina ha una posizione dominante in termini di capacità produttiva globale per quanto riguarda le energie rinnovabili e lo stoccaggio, pari al 90% dell’energia solare e al 75% di capacità delle batterie. La decarbonizzazione delle economie richiede investimenti enormi nelle energie rinnovabili e nello stoccaggio, ciò di cui la Cina può beneficiare.

Vi sono anche altri settori che dovranno fare la loro parte nel percorso di decarbonizzazione. Per esempio, ci aspettiamo maggiori investimenti nell’aggiornamento dei macchinari e nell’aumento dell’efficienza energetica. Prediligiamo i produttori di wafer solari, di componenti, di batterie, le aziende legate all’automazione e le aziende concentrate sull’aggiornamento delle reti elettriche per un futuro più rinnovabile.

Taiwan: quali sono le possibilità di un conflitto?

Dando corso a un nuovo sviluppo, il partito ha modificato la costituzione per includere una clausola che sancisce “una risoluta opposizione e deterrenza nei confronti dei separatisti che cercano l’indipendenza di Taiwan”. Nonostante ciò, non crediamo che vi sia un imminente rischio di invasione. Innanzitutto questo sarebbe estremamente controproducente per gli obiettivi a lungo termine del presidente Xi e per la Cina, che ha bisogno di capitale estero, di tecnologia e del supporto dei mercati finanziari. Anche la risposta unitaria dell’Occidente all’invasione dell’Ucraina, compreso l’utilizzo del sistema del dollaro contro la Russia, dovrebbe aver dato alla Cina materia di riflessione.

Cosa accadrà all’economia?

Le attuali condizioni economiche sono sfidanti. Sebbene il Pil cinese nel terzo trimestre si sia attestato al 3,9% su base annua battendo le attese, gli indicatori generali segnalano la necessità di ulteriori misure di allentamento fiscale e monetario. A fronte di una politica zero Covid che viene solo gradualmente allentata, le deludenti vendite al dettaglio e l’elevata disoccupazione potrebbero continuare a frenare l’economia. Una forte spinta agli investimenti in infrastrutture potrebbe invece compensare la debolezza del settore immobiliare. Ciò nonostante, la situazione del settore immobiliare è troppo fragile per lasciar sperare in una ripresa entro la fine dell’anno. Le vendite di immobili sono crollate e rimarranno basse sino a che la fiducia dei consumatori non si sarà risollevata. Detto questo, ci aspettiamo una sovraperformance delle imprese a controllo statale (SOE), che continuano ad avere facile accesso ai finanziamenti.

Inoltre, riteniamo vi sia un potenziale di stabilizzazione delle società di sviluppo immobiliare più grandi e affermate del settore privato (POE). In seguito al consolidamento dei vertici del partito – e alla luce dell’importanza dell’immobiliare per l’economia – ci aspettiamo un sostegno più coordinato per il settore. Questo potrebbe contemplare pacchetti di aiuti più consistenti da adottare ove necessario. Tuttavia, c’è anche il pericolo che restino inattivi troppo a lungo se dovesse emergere una crisi. Visti questi fattori contrastanti, il rischio di insolvenza del settore resta elevato.

Cosa accadrà all’azionario?

In seguito ai recenti ribassi del mercato, le valutazioni azionarie sono interessanti sia su base storica che relativa. Le valutazioni dell’MSCI China Index sono prossime ai minimi degli ultimi 20 anni. Vale inoltre la pena osservare che il debole quadro macroeconomico non si traduce necessariamente in deboli fondamentali a livello corporate.

Vi sono poi le bersagliate società del settore dei consumi digitali (Alibaba, Tencent, ecc.). Queste sono state colpite dalla politica zero Covid, dall’aumento dei tassi di interesse a livello globale e dalla normativa nazionale. Tuttavia, il settore continua a generare alti livelli di liquidità. Pertanto, le valutazioni sono estremamente interessanti. Attualmente queste aziende si stanno concentrando maggiormente sul profitto e sulla riduzione degli investimenti. Un recupero del clima di fiducia e il regime dei dividendi ancora generoso potrebbero dunque accelerare la ripresa del settore.

Confermiamo la predilezione per il mercato delle A-share cinesi più concentrato a livello nazionale, gran parte del quale resta sottoinvestito e sottovalutato. In quest’area continuiamo a rilevare diverse opportunità a livello di singoli titoli nei temi strutturali di lungo termine che godono di politiche favorevoli. Fra questi temi vi sono:

Consumi aspirazionali: la crescente ricchezza della popolazione alimenta la rapida crescita dei consumi di beni di lusso.

Digitale: vediamo ottime prospettive per le aziende dei rami cyber security, cloud, software-as-a-service e smart living.

Green: abbiamo fiducia nei titoli legati alle energie rinnovabili, alle batterie, ai veicoli elettrici e alle infrastrutture collegate.

Sanità: il rapido aumento del reddito disponibile sostiene la spesa per la salute.

Ricchezza: la crescente prosperità favorisce l'espansione dei servizi finanziari, di investimento e assicurativi al consumo.

Cosa accadrà all’obbligazionario?

Le SOE cinesi hanno beneficiato di una robusta domanda negli ultimi mesi. Ci aspettiamo che continuino a godere di un solido supporto governativo, anche se abbiamo qualche riserva a livello di valutazioni. A nostro parere, infatti, gli spread delle SOE quotate sui mercati onshore rimarranno poco allettanti nei prossimi mesi poiché nei mercati onshore mancano asset interessanti in grado di assorbire l’eccessiva liquidità del sistema.

Abbiamo ridotto l’esposizione alle SOE core per via delle valutazioni elevate rispetto alle concorrenti del resto dell’Asia e del mondo. Per lo stesso motivo sottopesiamo anche i titoli finanziari cinesi del mercato offshore e in particolare quelli delle grandi banche. Giudichiamo favorevoli a breve termine le condizioni di liquidità per i veicoli di finanziamento dei governi locali (LGFVs), malgrado i crescenti timori circa la capacità delle autorità locali di fornire un adeguato sostegno finanziario.

Nell’area dell’obbligazionario cinese offshore, privilegiamo:

Conclusioni

C’è molto su cui riflettere in vista del 2023. Il recente Congresso del Partito Comunista Cinese ha innervosito i mercati. Tuttavia, a nostro avviso la storia d’investimento cinese di lungo termine resta invariata. Inoltre, le aziende in grado di adattarsi ai nuovi quadri normativi e di allinearsi agli obiettivi politici – come l’innovazione digitale, la tecnologia green, l’assistenza sanitaria a prezzi accessibili, i servizi finanziari e un migliore tenore di vita – dovrebbero continuare a prosperare. Come sempre, la ricerca approfondita e i dati locali di prima mano saranno essenziali per sbloccare il vasto potenziale della Cina.

Ulteriori informazioni sulle nostre competenze d’investimento in Cina sono disponibili qui.