• Gli impegni in materia di sostenibilità, come quelli di azzeramento delle emissioni nette, stanno portando ad una sempre maggiore differenziazione tra gli obiettivi delle strategie d’investimento, e creando l’aspettativa che i gestori possano trovare un equilibrio tra obiettivi finanziari e di sostenibilità.
  • I benchmark climatici possono svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento di risultati misurabili, ma gli investitori devono tenere a mente che non sono tutti uguali e che possono portare a esiti diversi.
  • Tutti gli investitori dovrebbero comprendere che la scelta di un benchmark climatico e il modo in cui è progettato costituiscono decisioni attive, a prescindere dal suo impiego passivo o attivo.

I benchmark climatici sono oggetto di un crescente interesse da parte degli investitori. Di recente abbiamo pubblicato un articolo e un documento approfondito sulle implicazioni pratiche dei benchmark climatici, fornendo linee guida ai gestori patrimoniali su come affrontare alcune sfide.

I benchmark vengono utilizzati per misurare le performance e spesso rispecchiano un certo universo d’investimento. Per questo sono legati al concetto di “obbligo fiduciario”. Siamo consapevoli del fatto che molti clienti desiderano far sì che i propri asset contribuiscano al raggiungimento di un certo obiettivo di sostenibilità. La scelta e l’obiettivo di un benchmark, nonché il modo in cui è progettato, dunque, devono essere coerenti con i loro obiettivi d’investimento.

Mentre i benchmark di mercato tradizionali forniti da diverse società producono risultati molto simili, quelli climatici non sono tutti uguali e possono portare a esiti diversi, anche quando hanno obiettivi simili. Ciò può dare potenzialmente luogo a conseguenze indesiderate. Spesso, ad esempio, i benchmark climatici sono in sovrappeso su settori come tecnologia e immobiliare; i risultati ottenuti dagli indici in questi settori possono tuttavia variare a seconda del fornitore. Per i gestori è importante comprendere sia se tali risultati sono quelli desiderati, sia se sono coerenti con gli obiettivi di sostenibilità e d’investimento dei propri clienti.

Grafico: ponderazioni settoriali benchmark azionario allineato agli obiettivi dell’accordo di Parigi vs ponderazioni settoriali indice standard

Chart: Equity Paris-Aligned Benchmark (PAB) index provider sector weights vs parent benchmark sector weights.

Fonte: abrdn (2023)

Abbiamo inoltre riscontrato variazioni tra i risultati di diversi benchmark geografici dello stesso fornitore. Tali variazioni dipendono da numerosi fattori, come differenze nella copertura dei dati, nelle metodologie di stima, nell’utilizzo di indicatori climatici e nel ricorso a predilezioni o a tecniche di ottimizzazione degli indici.

Gli investitori e i gestori a cui si affidano devono dotarsi di un processo per gestire i trade-off che vengono a crearsi quando si perseguono duplici obiettivi. A tale scopo gli investitori devono definire in maniera chiara tre obiettivi di ciascuna strategia relativi ai seguenti aspetti:

  • Sostenibilità
  • Rischi e rendimenti
  • Costi

I gestori devono invece assistere gli investitori nella valutazione dei potenziali trade-off. Gli investitori, dal canto loro, devono anche comunicare chiaramente se il proprio obiettivo d’investimento è quello di conseguire un profilo di rischio/rendimento simile a quello dell’indice standard o di uno specifico tema legato alla sostenibilità. In tal modo sarà possibile stabilire la propensione dell’investitore al rischio attivo rispetto all’indice standard e assegnare diverse priorità ai suoi obiettivi.

Duplici obiettivi: le soluzioni climatiche non sono sempre quelle a basse emissioni

Spesso gli investitori mirano a investimenti caratterizzati sia da una minore intensità di carbonio, che da una maggior quota di soluzioni climatiche. Questi obiettivi, tuttavia, non sono sempre compatibili. Per realizzare soluzioni e infrastrutture a basse emissioni è inevitabile emettere CO2. Come mostra la tabella in basso, i settori con la quota più elevata di “ricavi verdi” (RV) possono essere anche quelli con la maggiore intensità emissiva.

Primi settori GICS per ricavi verdi*

Top GICS Sectors by Green Revenues*

Fonte: FTSE Russell (2023). *I dati includono solamente le società con ricavi verdi. S1&2 = emissioni di scope 1 e 2.

Gli obiettivi legati a emissioni e soluzioni climatiche presentano sia punti di forza che di debolezza. Ciò che conta è che gestori e investitori verifichino che il modo in cui è progettato il benchmark sia coerente con l’esito desiderato.

I benchmark di mercato tradizionali non rispecchiano sempre l’economia reale

I benchmark climatici sono ancorati ai relativi indici standard, che ne rappresentano il punto di partenza. La composizione iniziale di un indice standard tradizionale, tuttavia, raramente rispecchia l’economia reale e spesso varia a seconda dell’area geografica. L’indice FTSE 100, ad esempio, è caratterizzato da una predilezione per il settore energetico, la cui ponderazione è pari al 12,81%, ma con una concentrazione molto elevata di alcuni titoli azionari al punto che il comparto energetico è rappresentato solamente da due società1. Si tratta di una composizione molto diversa da quella dell’indice S&P 500, più sbilanciato verso il settore tecnologico. Applicare gli stessi target climatici a entrambi i mercati può influire in maniera diversa sui risultati d’investimento in termini ad esempio di tracking error e concentrazione di titoli azionari e settori.

I benchmark climatici sono ancorati ai relativi indici standard, che ne rappresentano il punto di partenza. La composizione iniziale di un indice standard tradizionale, tuttavia, raramente rispecchia l’economia reale e spesso varia a seconda dell’area geografica. L’indice FTSE 100, ad esempio, è caratterizzato da una predilezione per il settore energetico, la cui ponderazione è pari al 12,81%, ma con una concentrazione molto elevata di alcuni titoli azionari al punto che il comparto energetico è rappresentato solamente da due società1. Si tratta di una composizione molto diversa da quella dell’indice S&P 500, più sbilanciato verso il settore tecnologico. Applicare gli stessi target climatici a entrambi i mercati può influire in maniera diversa sui risultati d’investimento in termini ad esempio di tracking error e concentrazione di titoli azionari e settori.

Tradurre gli obiettivi dell’accordo di Parigi in benchmark

Un altro problema di cui tenere conto riguarda il modo in cui l’indice standard si evolverà nel tempo. La sua composizione dal punto di vista di titoli azionari e settori è destinata inevitabilmente a cambiare. Per giunta, sebbene la traiettoria di allineamento agli obiettivi dell’accordo di Parigi definita dai benchmark climatici dell’Unione europea preveda un tasso di decarbonizzazione annuo del 7%, nella pratica il percorso di decarbonizzazione può subire delle modifiche nel tempo. In base agli scenari definiti dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), i tassi di decarbonizzazione in grado di far sì che il riscaldamento globale entro il 2030 resti al di sotto degli 1,5 °C possono variare in maniera significativa, e ciascuno scenario si basa su ipotesi ampiamente diverse su costi tecnologici, politiche e altri fattori socio-economici.

Grafico: percorsi di decarbonizzazione entro il 2030 in scenari di riscaldamento di 1,5 °C

Decarbonizzazione 2019-2030 (%) vs riscaldamento mediano nel 2100

Fonte: sesto rapporto di valutazione IPCC, scenario C1, sforamento obiettivo 1,5° nullo o limitato (2022)

Gli investitori devono comprendere quale sia lo scenario più probabile, quale sia il suo rapporto con l’indice standard e come il percorso di decarbonizzazione prescelto possa consentire di raggiungere i propri obiettivi sia climatici che d’investimento.

Azioni fondamentali per investitori e gestori patrimoniali

Investitori e gestori devono concordare obiettivi chiari

1. Definire in maniera chiara gli obiettivi sia finanziari che di sostenibilità della strategia in questione.

2. Comprendere se tali obiettivi comportano potenziali trade-off e valutarne l’entità.

3. Testare obiettivi e trade-off in maniera obiettiva e verificare che il metodo di costruzione del benchmark rispetti i seguenti criteri:

  • Monitoraggio di diversi indicatori relativi alle emissioni
  • Adozione di un approccio attivo alla valutazione della disponibilità, della qualità e della rilevanza dei dati sulla sostenibilità
  • Valutazione di conseguenze indesiderate, diversi indicatori relativi alle emissioni e concentrazioni settoriali, stilistiche e di singoli Paesi e titoli azionari
  • Svolgimento di test sulle implicazioni di varie strategie di ribilanciamento per cercare un equilibrio tra costi di transazione e impatto di singole operazioni di grandi dimensioni
  • Engagement attivo con le società per favorire la decarbonizzazione nel mondo reale

1Schede informative | FTSE Russell (marzo 2023)

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