Siamo alle soglie della 27ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 27) che si svolgerà a Sharm el-Sheikh, Egitto. La COP 27 è stata definita il "vertice dell'implementazione", ma data l'attenzione puntata sull'attuale contesto economico e politico internazionale, sembra molto improbabile che gli importanti gap tra promesse e azioni plausibili possano essere colmati.

Perché la COP 27 è importante?

Durante la COP 26, sono state sottoscritte delle promesse finalizzate all'azzeramento netto delle emissioni di carbonio globali entro il 2050. La COP 27 deve assicurare che quelle promesse siano aggiornate e tradotte in azioni concrete, in modo che entro la fine del secolo l'aumento delle temperature rispetto ai livelli preindustriali si mantenga entro 1,5 °C. Ogni anno cresce infatti il gap tra promesse e azioni necessarie a concretizzarle, il che rende gli obiettivi di Parigi di improbabile attuazione. Dal punto di vista degli investitori, è estremamente importante che dal mondo politico provengano gli opportuni segnali e stimoli ad allocare i capitali coerentemente con gli obiettivi posti dallo zero netto.

Dal punto di vista degli investitori, è estremamente importante che dal mondo politico provengano gli opportuni segnali e stimoli ad allocare i capitali coerentemente con gli obiettivi posti dallo zero netto.

Durante la COP 27 si dovrà inoltre stabilire chi pagherà per le perdite e i danni che il cambiamento climatico sta provocando in tutto il mondo. Parliamo di fenomeni come siccità, caldo anomalo e alluvioni, che hanno spesso effetti tragici sui paesi in via di sviluppo più vulnerabili.

Progressi dalla COP 26

Dopo gli impegni e le promesse sottoscritti nella COP 26, non abbiamo assistito ai progressi auspicati. Molti degli impegni possono essere descritti come "pianificazioni di pianificazioni":

  • I paesi sviluppati non hanno aggiornato adeguatamente i loro obiettivi al 2030, né hanno finanziato a sufficienza la lotta al cambiamento climatico nel Sud del mondo;
  • I dettagli relativi al finanziamento o al rispetto degli impegni presi sono ancora insufficienti e dipendono in larga misura da tecnologie non ancora sviluppate;
  • Il carbon pricing è ancora una rarità, copre infatti solo il 20% circa delle emissioni globali. Laddove è applicato, costituisce un incentivo troppo basso alla decarbonizzazione;
  • Le azioni contro il cambiamento climatico sono state sospese a causa delle pressanti questioni internazionali del momento: la guerra in Ucraina, l'aumento del costo della vita e la recessione;
  • Allo stesso tempo, in tutto il mondo si sono verificate le emergenze climatiche peggiori di sempre.

Cosa potrà essere considerato un successo alla COP 27?


Abbiamo evidenziato quattro gap interconnessi da risolvere alla COP 27:
Climate finance

Colmare l'ambition gap – Dopo quasi un anno dal vertice di Glasgow, i Nationally Determined Contributions (NDCs) sono in grado di ridurre il surriscaldamento globale solo fino a 2,4 °C, secondo il Climate Action Tracker. Fatta eccezione per India e Australia, i paesi che hanno significativamente aggiornato i loro NDC sono pochi. Per parlare di un successo nel colmare l'ambition gap, occorrerebbe che gli NDC arrivassero a ridurre il surriscaldamento globale fino a 1,8 °C o, preferibilmente, meno.

Colmare il gap di credibilità – Il gap di credibilità tra promesse e azioni vincolanti non riesce a incoraggiare la decarbonizzazione delle aziende né a incentivare gli investimenti. Le nazioni che si sono poste obiettivi di zero netto rappresentano oltre il 90% dei PIL globale e produce l'83% delle emissioni globali. La realtà è però molto diversa:

  • Le emissioni continuano a crescere. Nel 2021, sono aumentate del 6%;
  • Nel 2022, la deforestazione dell'Amazzonia ha raggiunto livelli record;
  • Secondo un report dell'ONU del 2021, i sussidi ai combustibili fossili ammontano a 420 miliardi di dollari.
Un meccanismo di carbon pricing multilivello e internazionale sarebbe l'ideale per colmare il gap, ma un accordo in tal senso ci sembra improbabile, specialmente dal momento che la tensione tra i più grandi emittenti al mondo è particolarmente alta. Un obiettivo più realistico per la COP 27 sarebbe quello di stabilire nel dettaglio in che modo gli NDC verranno attuati e supportati da politiche nazionali credibili.

Colmare il gap di giustizia – Al centro del gap di giustizia climatica c'è la circostanza per cui i paesi che hanno contribuito in minor misura alle emissioni globali, in particolare nel Sud del mondo, sono generalmente più vulnerabili rispetto agli effetti del cambiamento climatico. I paesi sviluppati avevano promesso una finanza climatica da 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 in favore dei paesi in via di sviluppo, ma questo impegno non è stato rispettato. In occasione della COP 27, i paesi sviluppati devono quindi assumersi le loro responsabilità e fornire gli strumenti di finanza climatica necessari a colmare questo gap, il che include:
  • Un impegno vincolante per una finanza climatica che ammonti a un minimo di 100 miliardi di dollari annui a partire dal 2023
  • Un meccanismo finanziario per la gestione di perdite e danni a supporto dei paesi più vulnerabili

Colmare il gap di adattamento – I danni e le perdite che si verificano nel mondo a causa del clima evidenziano la necessità di orientare la finanza affinché colmi il gap di adattamento, per creare una protezione contro gli effetti del cambiamento climatico. È ormai troppo tardi per pensare solo a mitigare il surriscaldamento globale, anche se si riuscisse a limitarlo a 2 °C. Un impegno vincolante ad aumentare i finanziamenti finalizzati all'adattamento incentiverebbe invece anche i privati a investire in progetti di adattamento.

Quali sono le probabilità che questi gap vengano colmati?

Le aspettative sono sfortunatamente basse. I paesi che sembrano intenzionati a impegnarsi maggiormente sono pochi e la cooperazione internazionale è resa più complicata dall'attuale contesto politico ed economico. È quindi probabile che la COP 27 si trasformi in un'ulteriore invito ad agire, ma non abbastanza forte, visti i pochi incentivi a disposizione. Sebbene i paesi potrebbero non ammettere che l'allineamento a 1,5 °C sia ormai fuori portata, è probabile che i commenti successivi al vertice si focalizzino sull'ampiezza del gap tra ciò che è necessario fare e ciò che si sta facendo. Ciò porterà a un dibattito circa le implicazioni degli impegni sul clima e sulla maggiore importanza della finanza di adattamento.

I prossimi passi e il nostro coinvolgimento

L'impatto sul clima dello scorso anno stimolerà un'azione più aggressiva o abbiamo ormai perso anche l'ultima occasione e dobbiamo porci obiettivi più accessibili? Secondo abrdn, si tratta di una questione vitale.

Il raggiungimento dei nostri obiettivi climatici e la capacità di aiutare i clienti a raggiungere i loro dipendono molto dalle politiche messe in atto dai governi. La transizione energetica è in atto, ma non ha la portata né la velocità necessarie per raggiungere livelli di zero emissioni nette entro il 2050. Come firmatari del Global Investor Statement to Governments on stronger climate action (Dichiarazione degli investitori globali ai governi su una più forte azione per il clima) lanciato il 13 settembre 2022, chiediamo ai governi di colmare l'ambition gap e il gap di credibilità. Insieme ai nostri colleghi del settore finanziario, giochiamo un ruolo di importanza fondamentale nell'orientare gli investimenti di capitale verso obiettivi in grado di fare maggiormente la differenza. Per questa ragione, saremo presenti e attivamente coinvolti nella conferenza di quest'anno, collaborando proattivamente con organizzazioni, politici e investitori ed evidenziando le azioni che stiamo intraprendendo.