Negli ultimi tempi i mercati emergenti non hanno goduto di grande favore. L'asset class, che comprende un ampio ventaglio di paesi ed economie, ha sofferto dell'aumento dell'incertezza geopolitica, del dollaro forte e delle perturbazioni causate dalla politica zero-Covid della Cina, solo di recente abbandonata.

Sebbene alcuni fattori contingenti di breve termine abbiano diminuito l'attrattiva dei mercati emergenti, di seguito vediamo quattro motivi per cui alcuni importanti cambiamenti strutturali di lungo termine rendano necessario tenere in forte considerazione questi mercati ai fini di una efficace diversificazione e protezione futura dei portafogli:

Transizione energetica

Molti mercati emergenti sono associati alla produzione di materie prime sia soft (caffè, grano, soia) che hard (metalli, petrolio, gas). La transizione energetica globale, ovvero il passaggio da combustibili ad alto contenuto di carbonio ad alternative meno inquinanti, porterà i mercati emergenti al centro della fornitura di materie prime fondamentali per molti anni.

La transizione energetica globale, ovvero il passaggio da combustibili ad alto contenuto di carbonio ad alternative meno inquinanti, porterà i mercati emergenti al centro della fornitura di materie prime fondamentali per molti anni.

Nel corso di questo secolo, i metalli industriali, come rame, zinco, alluminio e nickel, assumeranno un'importanza fondamentale. I principali fornitori di tali metalli sono i paesi dell'America Latina e dell'Africa meridionale. Aumenterà anche la domanda di metalli preziosi, come platino e palladio, visto il loro impiego per la riduzione delle emissioni di carbonio nei motori delle auto.

La Cina, le cui aziende rappresentano quasi un terzo dell'universo investibile dei mercati emergenti, è leader mondiale in alcune nuove tecnologie al centro della rivoluzione energetica sostenibile, fra cui solare, batterie e veicoli elettrici.

Regolamentazione USA sul clima

L'Inflation Reduction Act del 2022 è stato il più grande atto legislativo federale statunitense sul clima della storia – con un valore di quasi 400 miliardi di dollari in 10 anni.

Uno studio accademico stima che questa legge porterà a una riduzione delle emissioni statunitensi, entro il 2030, per una percentuale che va dal 32% al 42% rispetto ai livelli del 2005, ovvero del 5-15% in più rispetto a quello che si sarebbe ottenuto senza tale atto normativo.

L'attenzione posta sulla sicurezza energetica e sul contrasto al cambiamento climatico puntano i riflettori su aree come l'energia nucleare, l'idrogeno e altre forme di energia pulita. La legge dispone inoltre incentivi a lungo termine dedicati agli investimenti in energia solare ed eolica e alle tecnologie di storage energetico.

Tutto ciò ha degli effetti significativi sulla domanda di materie prime, prodotte principalmente dai paesi dei mercati emergenti e collegate alle rinnovabili e alla transizione energetica.

La Cina torna in campo

Alla fine dello scorso anno, la Cina ha abbandonato la politica zero-Covid causa di una forte perturbazione dell'attività economica nazionale e internazionale.

Nonostante l'aumento delle tensioni a livello geopolitico, la seconda economia del mondo giocherà necessariamente un ruolo fondamentale in qualunque recupero internazionale (a parte le preoccupazioni relative all'inflazione a breve termine). Ciò è particolarmente significativo per gli altri mercati emergenti, visto che la Cina è tra i principali consumatori di materie prime e servizi ed è un player cruciale nelle catene di fornitura globali, vitali per i mercati emergenti.

Ciò detto, è difficile prevedere con precisione gli effetti a breve termine del ritorno della Cina sulla domanda internazionale. È un po' come guidare in un tunnel buio e vedere la luce all'orizzonte. Nonostante si sappia di essere diretti verso la luce, ritrovarsi all'improvviso al sole è sempre un po' uno shock.

La crescente domanda nei mercati emergenti

I consumi domestici, negli ultimi dieci anni, sono diventati un driver sempre più importante per l'attività economica dei mercati emergenti. Più recentemente, la domanda di questi mercati ha attraversato una fase di "premiumisation", nel momento in cui i consumatori più benestanti hanno iniziato a ricercare prodotti e servizi di qualità più alta.

I consumi domestici hanno inoltre fatto nascere business legati al consumo di beni discrezionali, come le grandi aziende di e-commerce asiatiche che rappresentano l'equivalente nazionale di tanti giganti tecnologici statunitensi.

In questo contesto troviamo un grande numero di aziende molto conosciute, specialmente in paesi come la Cina. Sebbene alcuni recenti ostacoli regolamentari abbiano rallentato le loro attività, tali aziende continueranno a essere un driver importante per la crescita dei mercati emergenti negli anni a venire.

Considerazioni finali

Sebbene negli ultimi due anni l'attività dei mercati emergenti non abbia registrato grandi performance, principalmente a causa del basso sentiment nei confronti della Cina, lo scorso anno determinate materie prime collegate ai settori alimentare ed energetico sono state dei punti luminosi in mezzo alle carenze provocate dal conflitto.

L'outlook a breve e medio termine per le materie prime potrebbe essere sostenuto dal dollaro che dall'inizio di quest'anno si presenta più debole (dal momento che molti prodotti chiave sono commerciati in dollari). Anche le interruzioni delle catene di fornitura legate al conflitto in Ucraina e gli investimenti nelle energie rinnovabili per affrontare la crisi climatica saranno d'aiuto.

Ma nel lungo periodo, il ruolo dei mercati emergenti nella fornitura di beni chiave che sosterranno la transizione energetica, nonché nella risposta alla domanda di beni e servizi globali, garantirà loro una crescente importanza nei cambiamenti sistemici in corso.