Oggi la metà degli articoli pubblicati dalla stampa specializzata riguarda l'ESG e il cambiamento climatico. Tuttavia, in base alla nostra esperienza i fondi realmente strutturati in funzione di un chiaro obiettivo climatico sono pochissimi. Riteniamo che questa sia un'opportunità sprecata.
Numerosi governi si sono dati l'obiettivo di azzerare le emissioni nette entro il 2050 e le aziende stanno rispondendo compiendo rapidi progressi nello sviluppo di tecnologie per le energie alternative: siamo in pratica alle soglie di un cambiamento epocale che porterà a una radicale trasformazione del modo in cui viviamo e lavoriamo. Basta infatti pensare che in base alle stime i ricavi dalle vendite di veicoli elettrici ed energie rinnovabili sono destinati ad aumentare di venti volte entro il 2050. Questa transizione sarà accompagnata da enormi progressi in termini di autonomia, velocità di ricarica, disponibilità e costo. Inoltre, le aziende stanno sviluppando nuove tecnologie per eliminare il carbonio dall'atmosfera, un tema potenzialmente rivoluzionario per la crescita a lungo termine.

Le soluzioni d'investimento che cercano di capitalizzare sulle opportunità offerte dal cambiamento climatico sono molte, ma le più efficaci sono a nostro avviso quelle basate su un approccio multi-asset che permette ai gestori di offrire ai clienti un'esposizione concentrata sul tema climatico e di gestire al contempo i rischi associati a strumenti con rendimenti potenziali elevati.

Ottenere un'esposizione tematica forte è più difficile di quanto sembra

La prima difficoltà è accedere agli investimenti climatici. Infatti, può essere incredibilmente difficile trovare fondi d'investimento con una robusta esposizione alle tecnologie leader della transizione verso un'economia a basso impatto di carbonio. Fra queste tecnologie vi è la generazione di energia rinnovabile, i veicoli elettrici, le tecnologie per batterie, l'efficienza energetica e i sistemi di riscaldamento da fonti rinnovabili.

Sembrerebbe un controsenso, viste le decine di fondi sostenibili lanciati negli ultimi anni dalle case di investimento, ma analizzando le prime 10 posizioni di molti fondi che si definiscono climatici o sostenibili, si scopre che spesso riguardano aziende come Microsoft o Amazon, ovvero realtà con buone politiche di gestione ambientale ma poco esposte al tema delle opportunità legate al clima, i cui ricavi provengono dai servizi software e dalle vendite online, non certo dalle energie rinnovabili o dalle tecnologie per batterie. Ma allora, perché tenerle in portafoglio? Sospettiamo che il motivo sia legato al fatto che la maggior parte dei fondi sostenibili o climatici ha benchmark azionari standard e rigidi limiti di tracking error, che costringono a detenere esposizioni in linea con l'indice di riferimento.

Anche per tale ragione le autorità regolamentari europee temono che i fondi etichettati come sostenibili e climatici possano trarre in inganno i clienti e per questo hanno introdotto il nuovo Regolamento sugli investimenti sostenibili SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), che impone ai fondi con obiettivi di investimento sostenibili di dichiarare l'esposizione ad attività commerciali che rispondano a una definizione oggettiva di sostenibilità (ovvero la Tassonomia UE). Quest'obbligo di trasparenza dovrebbe facilitare i clienti che desiderano investire in modo sostenibile.

Una prima analisi rivela che i benchmark azionari globali standard hanno un'esposizione soltanto del 5-10% alle attività allineate alla Tassonomia UE. Mentre abbiamo riscontrato che molti fondi che si definiscono sostenibili fanno meglio di così e hanno un'esposizione superiore, cioè doppia, del 20%. Ciò nonostante, significa che per l'80% sono esposti ad attività non strettamente associate al tema della sostenibilità.

Una soluzione al problema consiste nell'abbandonare i benchmark azionari tradizionali e basarsi invece su una rosa di aziende le cui attività strategiche consistono nell'offerta di soluzioni per il cambiamento climatico. In questo modo gli investitori possono arrivare ad allineare circa il 75% del portafoglio alla Tassonomia UE, invece del 20% soltanto. Ovviamente i fondi di questo tipo hanno una performance diversa da quella dei benchmark azionari tradizionali. Tuttavia riteniamo che gli investitori seriamente interessati a ottenere un'esposizione significativa al tema climatico siano consapevoli del fatto che il loro portafoglio dovrà necessariamente avere una struttura diversa da quella di un benchmark con un'esposizione del 5% soltanto a questo tema.

Come gestire i rischi associati alle esposizioni tematiche concentrate

Anche se un'esposizione tematica significativa può costituire un goal d'investimento, è pur sempre vero che questo tipo di esposizioni altamente concentrate alla sostenibilità può comportare dei rischi. L'indice S&P Clean Energy ne è un chiaro esempio. Questo benchmark ha infatti subito una marcata correzione durante la fase iniziale della pandemia a marzo 2020, registrando in seguito un netto apprezzamento e una successiva perdita del 50% a maggio di quest'anno rispetto al picco di gennaio (cfr. Grafico in basso). Nel complesso ha fornito agli investitori rendimenti decorosi, ma ha messo a dura prova i loro nervi. In base ai nostri calcoli, negli ultimi tre anni la volatilità dei fondi ETF basati su questo indice è stata grosso modo due volte maggiore di quella degli indici azionari tradizionali, e lo stesso vale anche per altri ETF tematici.
S&P clean energy index vs abrdn model climate portfolio
Fonte: adrdn, Bloomberg, MSCI, S&P. Agosto 2021.La performance passata non è indicativa dei risultati futuri e i rendimenti futuri non sono garantiti.

Come si può dunque rendere il percorso d'investimento più docile? A nostro parere la soluzione è diversificare il portafoglio e il modo migliore per farlo è rappresentato da un approccio multi-asset mirato ad assicurare diversificazione a due livelli: all'interno degli investimenti azionari e attraverso altre asset class. In questo modo gli investitori possono assumere un'ampia esposizione a tutte le aziende allineate al tema del cambiamento climatico nel comparto azionario e diversificare il portafoglio investendo in altre asset class, ad esempio con posizioni climatiche pure in green bond, infrastrutture per energie rinnovabili e azioni green.

Per illustrare questo concetto abbiamo creato un portafoglio climatico multi-asset modello. Come mostra il grafico, questa strategia è stata in grado di mantenere un'esposizione molto elevata al tema delle soluzioni climatiche, ma con una volatilità nettamente inferiore, cioè meno della metà di quella dell'indice S&P Clean Energy.

Conclusioni

Lo sviluppo di nuove tecnologie ci permetterà di lasciare ai nostri figli un pianeta più sostenibile e a questo cambiamento contribuiranno anche gli investimenti e le scelte che effettueremo. Uno dei mezzi che abbiamo per attuarlo è investire in aziende impegnate in attività che aiutano il pianeta ad attenuare o ad adattarsi al cambiamento climatico. In questo modo gli investitori possono dare un contributo concreto e fare in modo che il cambiamento climatico non sia inevitabile. Ma il tempo stringe. Come ha detto un eminente economista: “Ci vuole sempre più tempo di quanto si pensi perché le cose accadano, ma poi accadono sempre più in fretta di quanto si pensi.”

*Queste cifre si riferiscono a rendimenti passati simulati. La simulazione è stata effettuata utilizzando un portafoglio modello di azioni, obbligazioni corporate e titoli infrastrutturali con un elevato allineamento alla Tassonomia UE. Nell'interpretare i risultati gli investitori devono sempre tenere presente le limitazioni del modello utilizzato. I rendimenti sono al lordo di commissioni e altre spese. L'applicazione di qualsiasi onere riduce la performance illustrata. Le cifre sono esposte in GBP. Fonte: adrdn, Bloomberg, MSCI, S&P. Agosto 2021.